All'interno di un periodo complicato per i mercati ci sono anche buone notizie. L’impatto ambientale dell'industria europea è progressivamente migliorato nel corso degli ultimi decenni.
Qual è il motivo di questa, tenue, ma costante, svolta green?
I fattori incidenti sono diversi.
In primis abbiamo i provvedimenti normativi in materia ambientale. Ma gli obblighi di legge non costituiscono l'unica leva che è stata usata in questo ambito.
Molto si deve ai progressi nel campo dell'efficienza energetica che da anni costituisce un vero trend dell’industria europea, pensiamo in particolare ai nuovi impianti di aria compressa e al loro minor livello di consumo.
L'industria ha, di fatto, abbandonato un passo alla volta la produzione pesante che incideva maggiormente sulle emissioni inquinanti.
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Infine, c'è una maggiore coscienza individuale delle aziende che hanno compiuto scelte gestionali maggiormente in linea con il rispetto ambientale.
Ma non si può ancora cantar vittoria: il comparto industriale incide ancora moltissimo, nel suo complesso, sull’ambiente sia a livello di emissioni inquinamenti nell'acqua, nel suolo e nell'aria (con particolare attenzione ai gas a effetto serra) che in rapporto ai rifiuti prodotti.
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Come anticipato, è stato grazie alle normative europee se si è arrivati a una riduzione complessiva dell'impatto ambientale per l'insieme delle industrie che operano in Europa.
Queste le principali direttive in materia:
È un provvedimento che impone specifiche azioni a circa 50.000 grandi impianti industriali in Europa. La direttiva ha il fine di prevenire, o almeno ridurre il più possibile, le emissioni inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, inoltre gli impianti presi in considerazione, hanno l'obbligo di ridurre la produzione di rifiuti.
La norma fissa inoltre i valori limite dell’UE per le sostanze inquinanti selezionate in relazione ad alcune attività, come gli impianti di combustione di grandi dimensioni, di incenerimento e co-incenerimento dei rifiuti, le attività che fanno uso di solventi e la produzione di biossido di titanio.
La norma pone regole stringenti sule emissioni di biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOX) e polveri da combustione di combustibili originate da impianti aventi una potenza termica nominale totale pari o superiore a 1 MW e inferiore a 50 MW.
Stabilisce le norme a livello europeo per arrivare a massimizzare l’efficienza energetica di prodotti come gli apparecchi domestici, le tecnologie dell’informazione, la comunicazione e l’ingegneria.
Un provvedimento nato con l'intento di ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) che coinvolgono oltre 12.000 centrali elettriche e impianti di fabbricazione in 31 Paesi oltre che dal settore dell’aviazione.
Il sistema UE di scambio delle quote di emissione (ETS) riguarda il 45% circa delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE.
Seguendo quanto definito dai proponenti, gli Stati membri devono ridurre progressivamente l’inquinamento delle acque causato da un gruppo di sostanze inquinanti definite “sostanze prioritarie”.
La direttiva di fatto impone agli Stati membri l’arresto o la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di un altro gruppo di sostanze inquinanti più pericolose definite “sostanze pericolose prioritarie”.
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Nasce con l'intento di proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative provocate dagli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane e da taluni altri settori industriali.
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